29 novembre 2014 – Visita al campo di Servigliano
LA SHOAH
Il 27 gennaio si celebra”La giornata della Memoria”, per ricordare le vittime della Shoah, nei campi di concentramento e sterminio nazisti. La data è stata scelta in ricordo del giorno in cui, 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa dei sovietici entrò nel campo di Auschwitz, liberando i pochi superstiti.I lager, campi di concentramento e sterminio nazisti, furono utilizzati per i deportati, soprattutto Ebrei, provenienti da tutti i paesi occupati dai Tedeschi;la Shoah, cioè l’olocausto, il genocidio, lo sterminio di circa 6 milioni di Ebrei da parte dei Tedeschiavvenne durante la seconda guerra mondiale.Ad Auschwitz, a partire dalla metà del 1940, cominciò a funzionare il più grande campo di sterminio, chiamato dai Tedeschi “Soluzione finale del problema ebraico”. Il campo di sterminio era una vera città della morte estesa per chilometri, dove c’erano camere a gas, forni crematori e baracche dove i prigionieri lavoravano e soffrivano prima di essere avviati alla morte. I Tedeschi volevano ripulire il Mondo dagli Ebrei: era una vera forma di razzismo, ritenevano infatti che la loro razza, la razza ariana, fosse più forte e migliore di tutti e volevano mantenerla pura e non contaminata da popoli da loro considerati indigeni.
Come nasce il razzismo
Il razzismo consiste nel pensare che una razza umana sia migliore e più pura delle altre e che pertanto essa vada difesa da ogni possibile contaminazione, perseguitando o sterminando le razze ritenute inferiori.
Nel corso della storia incontriamo molte manifestazioni di razzismo con il quale i popoli dominanti esercitavano una forte oppressione sui popoli dominati, per motivi di territorio, di religione, politici, culturali . Il musicista Giuseppe Verdi, con l’opera lirica “Nabucco”, esprime il dolore del popolo ebreo per l’oppressione straniera. Nell’antichità i Greci trattavano con disprezzo gli stranieri e li chiamavano barbari; tutti gli antichi popoli dominatori pensavano che gli schiavi fossero “cose” e non persone; molti popoli, nel corso della Storia hanno perseguitato quelli che non aderivano alla loro fede,ricordiamo le persecuzioni religiose dei Romani contro i Cristiani, ad esempio, e dei Cristiani contro coloro che ritenevano eretici. A partire dall’Età Moderna e fino ai giorni nostri, quando gli Europei hanno conquistato gli altri continenti(colonialismo) hanno imposto a quelle popolazioni la propria civiltà, la propria legge, la propria religione e hanno sottoposto le popolazioni indigene a ogni violenza e sfruttamento fino a farle anche scomparire (genocidio), si dette inizio alla tratta degli schiavi neri africani per utilizzarli nelle miniere e nelle piantagioni del Nuovo Mondo.Gli indiani d’America, i Pellirosse, furono sterminati dagli Europei bianchi durante la conquista delle Americhe.Alce Nero, grande capo degli indiani Sioux delle praterie del Nord America, oppose una lunga resistenza al genocidio del suo popolo, il quale infine, decimato e indebolito, venne confinato nelle Riserve, dove ancora vive oggi. All’inizio del ‘900 cominciò a farsi strada l’idea che la razza tedesca fosse particolarmente pura e incontaminata e che pertanto le spettasse il compito di dominare il Mondo. La Germania varò nel 1935 a Norimberga una legge antisemita che sanciva l’emarginazione, Adolf Hitler , il fondatore del nazismo tedesco, decise di allontanare gli stranieri e perseguitare gli Ebrei, togliendo loro tutto ciò che possedevano e richiudendo nei lager (campi di concentramento) uomini, donne, vecchi e bambini, trucidati in massa e arsi nei forni crematori.
Tre anni dopo anche l’Italia approvò la legge antisemita,separando gli Ebrei dal resto del Paese.
Prima gli Ebrei erano vissuti per millenni come una minoranza appena tollerata, non di rado perseguitata e cacciata e sempre relegata in ghetti. Visti con diffidenza e odio per la loro fede tenace, hanno sempre rappresentato il “diverso”.
Il razzismo è ancora molto diffuso, negli Stati Uniti d’America i neri rappresentano il 20% della popolazione, sono emarginati rispetto ai bianchi, i quali si rifiutano di mischiarsi a loro nelle scuole, nei locali pubblici, nelle abitazioni; nel Sudafrica,l’apartheid era un vero e proprio sistema di segregazione razziale che separava la popolazione di origine bianca da quella di origine nera,privata di ogni diritto umano; dal 1994, quando Nelson Mandela diventa presidente, una legge ha eliminato l’apartheid, ma in realtà è ancora presente a causa delle differenze sociali ed economiche che esistono fra la maggioranza nera e la minoranza bianca.
L’Italia ora nega e aborra il razzismo e ogni altra forma di discriminazione, come sancito dalla Costituzione:
Articolo 19
Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata; di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Articolo 22
Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome.
Primo Levi, Se questo è un uomo
Il libro descrive l’anno di prigionia nel campo di Auschwitz,dove i deportati non hanno più un nome, ma sono solo un numero impresso sul braccio sinistro. “…il mattino del 21 si seppe che l’indomani tutti gli Ebrei sarebbero partiti, per dove non si sapeva, per ognuno che fosse mancato all’appello, dieci sarebbero stati fucilati….vagoni merci, chiusi dall’esterno e dentro uomini, donne, bambini, compressi senza pietà, come merce…delle 45 persone del mio vagone, solo 4 hanno rivisto le loro case…a tutte le fermate chiedevamo acqua, ma non fummo uditi…entravano nel campo quelli che il caso faceva scendere da un lato del treno, andavano in gas gli altri…così morì Emilia, che aveva 3 anni, scomparvero le nostre donne, i nostri genitori, i nostri figli…tutto era incomprensibile e folle…nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli…i compagni che tornano dal lavoro camminano con un’andatura strana, come fantocci rigidi fatti solo di ossa…raschiamo diligentemente il fondo della gamella dopo il rancio e la teniamo sotto il mento per non disperdere le briciole del pane…ogni giorno uscire e rientrare;lavorare, dormire e mangiare;ammalarsi, guarire o morire…e fino a quando? Dopo 15 giorni ho la fame cronica, mi sono apparse le piaghe sui piedi che non guariranno…nel corso dei mesi invernali su 10, 7 morranno, chi non morrà, soffrirà, per resistere al freddo dovrà danzare da un piede all’altro , sbattere le braccia sotto le ascelle, a tutti si apriranno ferite sulle mani e per bendarle bisognerà attendere ogni sera per ore in piedi nella neve e nel vento…e noi siamo in tenuta estiva…il camino del crematorio fuma da 10 giorni…”
Arturo Finzi è il protagonista del romanzo di Frediano Sessi: “Ultima fermata: Auschwitz”.
Egli è un ragazzino di nove anni che scopre di essere ebreo quando nel 1938 il regime fascista vara le leggi razziali. Da quel momento comincia a scrivere un diario in cui racconta le tappe della sua progressiva segregazione fino alla deportazione in un campo di sterminio. Arturo è un personaggio di fantasia, la sua storia però è tutt’altro che fantasia: essa rappresenta cosa è accaduto a tantissimi bambini e ragazzi come noi.
DAL SUO DIARIO:
10 Maggio1938
Ho scoperto di essere ebreo soltanto stamattina. Entrando in classe, il bidello mi ha indicato il banco dove avrei dovuto sedermi, lontano dagli altri compagni e da Paolo, tra tutti il più caro. Quando è arrivato il signor Direttore, con il maestro Baratti al suo fianco, ho saputo che, al termine delle vacanze estive, la mia situazione sarebbe potuta peggiorare: si parlava di espulsione, mi si diceva che non ero più degno di frequentare la scuola e, tutto ciò, dopo quattro anni di studio e lavoro comune. “ Il Ministro dell’Educazione, camerata Giuseppe Bottai”, ha spiegato il Direttore, “è orientato a emanare un decreto che dia immediata attuazione alle leggi antisemite”.
“ Antisemite! “ Era la prima volta che sentivo quella parola… Subito tutti mi guardarono con disprezzo, come se mi fossi macchiato di una grave colpa… Mi sembrava di essere un appestato…
21 Novembre 1938
Sto frequentando una scuola tutta ebraica: La classe in cui sono inserito non è una vera quinta: ci sono ragazzi di quarta, di terza e di prima media.
Svolgiamo un programma interessante, ma non avremo diritto alla licenza di Stato. Quattro giorni fa, la nostra condizione di esclusi dal popolo italiano è stata sancita definitivamente. La legge ci confina in una condizione di inferiorità. Papà è stato cacciato dal Partito fascista e non può più esercitare la professione di avvocato. In pratica non siamo più italiani e abbiamo perso tutti i diritti civili.
Ho deciso, caro diario, che da oggi non scriverò più una sola parola…
In ogni regione italiana c’era almeno un campo, ma quelli italiani non erano campi di sterminio, ad eccezione di quello di Risiera di Sabba, dove furono trucidate più di 5000 persone nei forni crematori; nelle Marche, il campo di Servigliano, era un campo di prigionia,il più importante del Piceno.
VISITA AL CAMPO DI PRIGIONIA
LA STORIA DEL CAMPO DI SERVIGLIANO dal 1915 al 1955
-Nel 1915, dopo l’entrata in guerra dell’Italia, alla periferia di Servigliano, un paese situato sulla riva destra del fiume Tenna, venne costruito un grande CAMPO PER PRIGIONIERI DI GUERRA; era diviso in due settori ed era circondato da un muro di cinta alto 3 metri, con sopra del filo spinato, ciascun settore aveva pozzi, infermerie, bagni e cucine; vennero realizzate circa 40 baracche in legno e muratura: il campo poteva contenere quasi 4000 prigionieri; le baracche per il comando e le guardie furono costruite all’esterno della cinta muraria. -Alla fine della I Guerra Mondiale, il campo venne sgomberato e i prigionieri rimpatriati. -Nel 1935 una metà del campo fu trasformata in campo da calcio e l’altra metà come deposito di armamenti. -Dopo lo scoppio della II Guerra Mondiale, il campo venne sistemato per l’arrivo di prigionieri di diverse nazionalità:greci, inglesi, francesi, americani,australiani,polacchi,slavi,… -Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, circa 2000 prigionieri alleati si diedero alla fuga, un fatto unico in tutta la regione, poiché gli altri due campi di Sforzacosta e Monte Urano furono circondati dai soldati tedeschi e i prigionieri trasferiti in Germania. La fuga fu possibile grazie alla prontezza del capitano medico Dereck Millar, che, saputo dell’arrivo dei Tedeschi, non esitò ad assumersi la responsabilità dell’evacuazione del campo; tutti ricevettero accoglienza da parte della gente del posto, in modo particolare dai contadini, anche a rischio della propria vita. Si calcola che nella sola provincia di Ascoli Piceno furono circa 10.000 i prigionieri di guerra evasi dai campi a trovare ospitalità; “…tutti scappammo verso il fiume Tenna, fummo accolti e nascosti dai contadini di una fattoria, in quella stalla rimanemmo circa 3 mesi;”…era incredibile come le famiglie italiane ci aiutavano..vedemmo una donna uscire da una piccola casa, ci fece un cenno e ci venne incontro per portarci da mangiare…ho riconosciuto quella donna 18 anni dopo..”;…le famiglie rischiarono molto e alcuni furono fucilati perché ci avevano soccorso…” -A partire dall’ottobre del 1943 il campo divenne un CAMPO DI CONCENTRAMENTO PER EBREI,fu utilizzato per l’internamento degli Ebrei sia italiani sia stranieri; vi furono imprigionati 61 Ebrei. Nel mese di maggio del 1944,a seguito di un attacco aereo alleato, tutti cercarono di fuggire, 30 ci riuscirono anche aiutati dalla popolazione del posto, 31 di loro invece furono deportati nei lager e solo 3 sopravvissero. -Tra il 1945 e il 1955 il campo fu trasformato in CENTRO RACCOLTA PROFUGHI, vi passarono circa 50.000 profughi che provenivano dai territori dell’Istria, della Dalmazia, dalle ex colonie in Africa, dall’Albania, dalla Grecia,gente cacciata dalla propria casa o fuggita per scampare alla morte, alle foibe,…migliaia di persone hanno vissuto nelle baracche giorni, mesi o anni. Qui, dopo i primi momenti di diffidenza e pregiudizio, trovarono accoglienza presso la popolazione, “…quando c’era il ballo a Servigliano, si andava tutti e ci si divertiva, anche i Serviglianesi venivano alle feste che noi organizzavamo”;anche la squadra di calcio di Servigliano ammise alcuni profughi tra i suoi giocatori, riuscendo a sconfiggere la squadra molto forte dell’Ancona. Questi momenti alleggerivano un po’ la vita dura dei profughi, che non possedevano più niente, non avevano una casa, un lavoro, la situazione economica del dopoguerra era disastrosa anche per i Serviglianesi,il lavoro era scarso e spesso mal pagato;”…d’inverno capitava che noi ragazzi andassimo a raccogliere le ghiande per portarle ai contadini che avevano i maiali e in cambio loro ci davano delle uova…”;“…tanti profughi si mischiavano a noi paesani per andare in chiesa, per passeggiare ed uscire dal campo…”;si stabilirono amicizie che ancora oggi durano. Solo alcuni profughi trovarono lavoro sul posto, molti si diressero verso il nord, ad esempio a Torino, tanti all’estero, in Australia , in America,… -Negli anni settanta la struttura venne smantellata per costruire il centro poli-sportivo”PARCO DELLA PACE”,Il CAMPO di SERVIGLIANO non è stato quindi un campo di sterminio, La Croce Rossa effettuava dei controlli periodici, per valutare le condizioni del campo e dei prigionieri; in tempo di guerra si pativa la fame e il freddo, si portavano i capelli corti o la testa rasata a causa dei pidocchi, ma i prigionieri di questo campo non venivano maltrattati o uccisi; alcune persone sono morte per cause naturali, come ad esempio la polmonite.
Cosa è rimasto: Sono rimaste le mura esterne in mattoni, con ancora visibili i cocci di vetro, per scoraggiare la fuga; a sud troviamo le mura in pietra costruite durante la I guerra mondiale,sopra alle quali notiamo del filo spinato, che non portava elettricità, perché il campo non era enorme come quello di Auschwitz e le guardie riuscivano a controllare bene i prigionieri dalle torrette disposte lungo la cinta muraria; dietro all’attuale palestra si vedono i ruderi di un edificio in muratura, allora adibito ad infermeria;delle baracche interne non è rimasto nulla, sono state demolite negli anni sessanta,oltre le mura sono conservate le baracche che servivano alle guardie e al comando; verso il lato nord si nota la vecchia stazione del trenino, punto di arrivo e di partenza di migliaia di prigionieri.
VISITA ALLA MOSTRA dei GIUSTI tra le nazioni “CHI SALVA UNA VITA, SALVA IL MONDO INTERO”
Dopo la Seconda guerra mondiale, il termine Giusti tra le nazioni è stato utilizzato per indicare i non-Ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare la vita anche di un solo Ebreo dal genocidio. Chi viene riconosciuto Giusto tra le nazioni viene insignito di una speciale medaglia con inciso il suo nome, riceve un certificato d’onore ed il privilegio di vedere il proprio nome aggiunto agli altri presenti nel Giardino dei Giusti presso lo Yad Vashem, l’Istituto per la memoria della Shoah, di Gerusalemme. Ad ogni Giusto tra le nazioni viene dedicata la piantumazione di un albero, poiché tale pratica nella tradizione ebraica indica il desiderio di ricordo eterno per una persona cara.
Sono oltre 20.000 i Giusti nel mondo e più di 500 gli Italiani che hanno ricevuto sinora tale riconoscimento. Dei 32.300 Ebrei ,che vivevano nel nostro paese durante l’occupazione tedesca, solo 8.000 vennero arrestati, mentre tutti gli altri si salvarono, grazie alla solidarietà della popolazione locale nei confronti dei perseguitati. Tra coloro che si sono distinti per lo straordinario coraggio dimostrato nella difesa dei valori umani abbiamo anche degli Offidani che, pur consapevoli del pericolo cui si esponevano, salvarono la vita a Ebrei italiani e stranieri.
La visita al Campo di Servigliano ci ha fatto ancora una volta riflettere sul fatto che anche in condizioni di estrema difficoltà, l’essere umano può far ricorso alle sue qualità più alte, come la solidarietà e su quanto sia importanterecuperare la memoria storica non solo per ricordare le tragedie del secolo scorso,ma anche per trovare in esse i segni di speranza e di umanità e imparare che si può costruire un futuro migliore, basato sui valori della pace, della libertà, della solidarietà e sulla valorizzazione delle diversità degli esseri umani.