IC FALCONE E BORSELLINO

Borsa di Studio “Cesare Gabrielli” – 2013

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TEMA N. 1       classe 3° A  (Scuola Secondaria di 1° grado)
In questo periodo della vita, noi ragazzi sentiamo ripetere più volte la parola “altruismo”: essa compare scritta nei testi dei libri scolastici, viene usata molto spesso da grandi persone come il Dalai-Lama, che basa la sua filosofia di vita sul valore di questa parola, ma a volte noi non ne comprendiamo il vero significato. Cos’è l’altruismo? Ci chiediamo e iniziamo a pensare chissà quale significato possa avere questa parola così strana. Poi apriamo il vocabolario o andiamo dall’insegnante e ci viene detto che essa vuol dire amare il prossimo, dedicare il tempo ad un bisognoso e così iniziamo a domandarci: cosa posso fare io che sono una ragazza di soli 14 anni? Come posso essere d’aiuto ad un’altra persona se non ho un’età matura per farlo? Facciamo quindi in modo che l’altruismo si allontani da noi, iniziamo a spaventarci e lo lasciamo lì in una parte isolata del nostro cuore. Sappiamo che l’altruismo non è solo recarsi in Africa a sfamare i bambini o aiutare i malati 24 ore su 24, ma che esso può nascondersi dietro a piccoli gesti, che per noi sembrano niente. Troppo spesso, pensiamo di non essere in grado di fare del bene agli altri, di non esserne capaci e allora gettiamo la spugna prima di cominciare.
“Prendi un sorriso e regalalo a chi non l’ha mai avuto” diceva Gandhi.
Un sorriso? Cosa può dare il mio sorriso?
Un sorriso può trasformarsi in uno spiraglio di luce per la persona che vive sempre nel buio, nell’oscurità, può essere così importante da non poter essere paragonato a nessun altro oggetto. Ti rimane dentro, ti colma l’anima che non potrà mai essere insoddisfatta se riempita con amore sincero.
“Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte”. Allunga la mano in cerca di quella che ne ha bisogno, aiuta chi è sempre allontanato dagli altri, chi è in cerca di un aiuto che nessuno gli vuol dare.
Piccoli gesti che possono diventare essenziali, che trasmettono più amore di quanto uno possa spiegare.
Come diceva Madre Teresa di Calcutta: “L’amore non vive di parole, né può essere spiegato a parole”. L’amore è un bacio, un abbraccio inaspettato. L’amore è aiutare l’altro in cambio di niente. L’amore è accettare il prossimo senza giudicarlo. L’amore era ed è tuttora in Cesare Gabrielli, un ragazzo meraviglioso a cui è stata tolta la vita troppo presto. Un ragazzo che Dio ha voluto lassù con sé, perché come dice mia nonna: “Gesù rivuole le persone migliori vicino a Lui”, un ragazzo che rimarrà per sempre nel cuore di tutti.
Per quanto mi riguarda, io non ho mai fatto grandi cose, ma vorrei andare a Loreto, all’U.N.I.T.A.L.S.I. per aiutare le persone che hanno degli handicap. Mia mamma c’è stata e me lo ha consigliato. Mi ha detto che negli occhi di questi ragazzi si può vedere la felicità e che, partecipando, mi renderò conto di quanto alcuni siano davvero sfortunati in confronto a me. Mi ha, inoltre, detto: “sarai felice, e starai bene perché ti sentirai parte di quei ragazzi e tra di voi nascerà un legame indistruttibile”. Proprio per questo voglio partecipare, per capire quali sono le vere sfortune della vita. Voglio essere lì per aiutare queste persone, anche se ammetto che ho un po’ paura. Spero di poter aver modo di essere presente quest’anno proprio perché voglio “donare” il mio tempo ad altre persone.
Se fai del bene, non rallegrerai solo l’altro ma farai felice anche te stesso, perché ti sentirai utile per qualcuno e pieno allo stesso tempo.
“Ama il prossimo tuo come te stesso”, dice Dio, una frase che dovremmo più volte mettere in atto nella vita di tutti i giorni.
 
TEMA N. 2      classe 3° A  (Scuola Secondaria di 1° grado)
La solidarietà e l’altruismo, temi discussi più volte durante questi giorni, sono per definizione la condivisione con gli altri di una parte di sé stessi e rappresentano la massima aspirazione di ogni religione: i Cristiani che seguono gli insegnamenti caritatevoli del Cristo, gli Ebrei e gli Arabi che hanno la solidarietà come uno dei pilastri per la loro religione e le altre, in cui l’anima e lo spirito troverebbero pieno giovamento da atti altruistici.
Tuttavia io credo che dei temi così moralmente elevati siano alla portata di tutti, in quanto anche i ragazzi della nostra età potrebbero metterli in pratica attraverso piccoli gesti, ma l’uso del condizionale non è un caso, nella società di oggi, in cui le persone vengono usate e le cose amate, in cui il male regna sovrano, in cui il denaro e le ricchezze personali hanno preso il sopravvento sui veri valori intoccabili.
Dunque come possono crescere i ragazzi, sulla base di quali concetti, quali idee, quali valori?
Se guardiamo in faccia alla realtà scopriamo che è molto più amara di quanto pensiamo, di persone come Gandhi, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, ma anche lo stesso Cesare ne sono rimaste poche e i dati dimostrano che sono più quelle che si dedicano alla malavita o alla criminalità.
In molti già, leggendo quello che ho appena scritto si saranno demoralizzati chiedendosi che cosa potrebbero fare loro, così piccoli, di fronte a questa situazione così grande; in realtà per risolvere un problema che ci sembra tanto grande, dobbiamo assumere piena consapevolezza di esso e provare ad eliminare l’errore alla base. In questo caso, per orientare i ragazzi verso la solidarietà, bisognerebbe creare e sollecitare fina dalla nascita, nei bambini, una scala di valori in cui vengano eliminati i pregiudizi e l’amore per il denaro e inserite ideologie indirizzate al rispetto e alla solidarietà, per esempio: insegnare a comprendere che nella comunità tutti danno un contributo e ogni persona va trattata con rispetto; convincersi che la comunità è forte solo se resta unita; assumersi le proprie responsabilità nei confronti della comunità in cui si vive; rispettare il proprio ruolo e quello degli altri, concentrandosi sui doveri più che sui diritti; prepararsi alle sfide che la vita ci presenta e imparare a sopportare il dolore e le avversità con grande forza di volontà; vedere nel denaro non un fine ma un mezzo e, infine, liberarsi dalle false necessità e concentrarsi sulla ricerca, poiché ogni essere umano agisce per trovare la gioia.
Concentrandomi su questo ultimo esempio mi viene da pensare alle organizzazioni come l’U.N.I.T.A.L.S.I., o l’AVIS, in quanto per trovare la felicità dobbiamo colmare un vuoto e nella giovinezza, principalmente nella nostra età, si pensa che questo possa essere riempito attraverso beni materiali come telefoni, computer ecc. Ci accorgeremo presto che questi, per un breve periodo, ci rendono realizzati e riescono a colmare il vuoto, ma poi passano e non ritornano; invece le esperienze e i valori che si acquistano attraverso queste organizzazioni rimangono inesorabilmente dentro di noi e ci accrescono il cuore e l’anima, perché cosa c’è di meglio di sapere che hai aiutato una persona ad essere felice?
Io non posso ancora essere iscritto a queste organizzazioni, ma ho capito che il miglior modo per fare i nostri interessi è interessarsi agli altri. L’incontro con una ragazza con qualche problema a cui ho strappato un sorriso è stata la cosa più appagante che mi sia capitata.
Vorrei concludere questo tema dicendo che mi è servito molto, specialmente per riflettere un po’ su un argomento così importante e concludo dando un mio personale consiglio agli organizzatori di questo concorso.
Ho notato, durante i giorni di preparazione a questo compito, una particolare tensione in me e nei miei compagni che non c’era mai stata. Secondo me dovuta alla somma in denaro posta come premio. Il mio consiglio è, siccome questo concorso è volto a stimolare il senso di solidarietà nei ragazzi, di dare la somma in denaro in beneficenza all’organizzazione scelta dal vincitore, come in un famoso programma televisivo, in questo modo vincerebbe il ragazzo realmente interessato al volontariato e non altri che abbiano lo scopo di ottenere i soldi.
 
TEMA N. 3      classe 3° A  (Scuola Secondaria di 1° grado)
Oggigiorno, portare un raggio di sole nel regno della notte è rendere pieni di felicità persone che vagano spaventate nel buoi più terrificante. Ci basta poco per portare la luce nelle tenebre, ci basta poco per far comparire un sorriso, ci basta poco per fare del bene. Persone lottano per “espandere” la gioia di vivere fino in fondo senza mai arrendersi e sottoporsi agli altri; agli occhi di alcuni, queste persone sembrano solo degli uomini senza meta, che non hanno gli occhi per vedere e le ali per volare per la propria via, ma forse non sanno che sono loro in veri miti, i portatori di sorrisi che si sacrificano per la gioia del prossimo, uno di questi miti era proprio Cesare. Lui che ha dato tanti sorrisi, che ha donato la possibilità di vivere, lui che purtroppo l’ha persa. Ebbene sì, Cesare morì molto giovane, così giovane ma con una maturità e un’esperienza immensa che non tutti posseggono. Lui non si credeva un idolo o un mito, si credeva una persona semplice che aiutava altra gente, questo era il vero ideale di Cesare, ma come sempre i migliori vanno via. Magari tutti dobbiamo prendere esempio da Cesare e dagli altri che si danno da fare per donare felicità alla gente, non dobbiamo solo usare le parole, alcune volte dobbiamo mostrare i fatti. Si fa presto ad avere pena per una persona, si fa presto a parlare e si fa presto a criticare.
La gente che aiuta non è pazza è cosciente, non è cieca vede molto bene la cruda realtà del mondo, la gente che aiuta non è che si vuol far notare, è che vuole amare.
Il volontariato è una esperienza che dobbiamo vivere fino in fondo sulla nostra pelle e dobbiamo provare anche noi la sofferenza di quelle persone che sono imprigionate in quella galera oscura in cui non sorge mai il sole. Per maturare ed essere più umili dobbiamo passare anche attraverso queste terribili esperienze, perché noi abbiamo il potere di far sorgere il sole ed illuminare gli occhi di questi uomini, perché morire è brutto, ma non vivere la vita è ancora più brutto. Se noi veramente amavamo e amiamo Cesare dobbiamo fare ciò che lui ci ha insegnato: aiutare ed amare l’altro in difficoltà. Chi ha la possibilità di far germogliare la vita in un altro non esiti a farlo; è giusto pensare e ragionare con la mente, ma in certi casi dobbiamo anche farlo con il cuore.
Non basterebbe l’inchiostro a scrivere tutti i miei pensieri, le mie opinioni e le mie critiche. Quello che penso è che i veri miti non sono i soliti sportivi, cantanti o attori, le vere persone da stimare sono quelle che regalano possibilità agli altri di vivere la vita.
Cesare, infatti, con la sua semplicità e umiltà, ha strappato molti sorrisi e ora noi dobbiamo ringraziarlo perché, se siamo un po’ migliori nel pensare, ragionare e aiutare lo dobbiamo a lui.
Per concludere vorrei ricordare che il volontariato non è né una sciocchezza né un gioco, è semplicemente un raggio di sole che illumina le tenebre.
 
 
 
 
Tema  n. 1      classe 3° B  (Scuola Secondaria di 1° grado) 
Ho cercato, cerco e cercherò di sorridere a chi la vita purtroppo non ha sorriso. Conosco, infatti, da quando ero più piccolo un ragazzo che abita a fianco a me che però purtroppo è nato con un problema al cervello. Prima non me ne rendevo conto, ma crescendo vedevo il problema in maniera sempre più evidente. Così, giunto all’età tra la seconda e la terza media, ho iniziato a leggere dei libri in proposito, perché volevo capirlo a fondo e perciò in qualche modo aiutarlo a non sentirsi inferiore, perché non lo è assolutamente! Anzi, lui ha un cuore enorme e comprende pienamente i piccoli gesti che qualcuno fa per lui; questo lo rende migliore di tante persone che non riescono a farlo. Con il tempo ho scoperto che le persone che hanno il suo problema rimangono intellettualmente all’età compresa tra gli otto e i dieci anni. Infatti, pur avendo nove anni più di me, gli piace giocare con i giocattoli ed è un vero appassionato di videogames, c’è da dire anche che è molto forte e che quando gioco con lui alla XBOX360 finisce che mi batte. Io gli voglio un gran bene, un bene dell’anima, perciò cerco sempre di essere sorridente quando sto con lui, anche se sono triste, perché mi gratifica molto il fatto che sorrida e si diverta quando è con me. Perciò io cercherò sempre di farlo sorridere e divertire in quel modo anche quando avrò cinquanta, sessanta, ottant’anni, insomma fino a che la salute me lo permetterà.
L’anno scorso ho fatto la cresima e, come tutti i miei compagni cresimandi, ho dovuto scegliere un padrino o una madrina. Tutti hanno scelto zii, fratelli, cugini o familiari: tutto quello che i genitori si aspettano. Ho voluto scegliere questo ragazzo perché sapevo che ne sarebbe stato felicissimo. Quando l’ho detto ai miei genitori, pensavo che mi avrebbero suggerito qualcun altro, invece è comparso sul loro volto un sorriso di trecentosessanta gradi e mi hanno detto: “Siamo veramente fieri di te … Bravo!“ Per non parlare poi della reazione dell’interessato: non se l’aspettava e appena gliel’ho proposto, non riusciva a dire nulla per la felicità. Questo mi ha fatto capire che fare del bene, anche se in proporzioni ridotte (anzi come nel mio caso ridottissime) porta sempre ad una gratificazione interiore.
A fare del bene si inizia con un semplice ma importante sorriso e si finisce con il massimo che delle persone come noi possono fare: iscriversi ad associazioni di volontariato come la Protezione Civile, l’AVIS, l’ADMO e l’AIDO, che si occupano della donazione del midollo spinale e degli organi. Azioni importantissime per coloro che sono in difficoltà, fatte da uomini comuni che però nel loro piccolo sono eroi.
Il volontariato è una grande esperienza da vivere per poter maturare, perché la maturazione di una persona non si misura dall’età che ha, ma dalle esperienze che ha vissuto. Esempio di tutto ciò era Cesare Gabrielli, volontario e magnifica persona, molto matura anche se giovane. So che purtroppo è morto in seguito a un incidente stradale. Il dolore dei suoi cari è certamente forte, ma lo è anche il suo ricordo, anche il dispiacere di noi ragazzi di non aver avuto la possibilità di conoscere una persona tanto speciale.
Si parla tanto di solidarietà nell’ambiente scolastico, perciò noi ragazzi di terza la mettiamo in atto verso chiunque, dovunque, mentre quelli delle classi prime si prendono in giro e purtroppo alcuni di loro prendono in giro una ragazza con handicap. Fortunatamente sono pochi quei ragazzi senza cuore. La maggior parte degli studenti le vuole un gran bene. A volte a ricreazione lei viene a salutarci e noi ci rivolgiamo a lei con un gran sorriso e, a volte, con un abbraccio. Quando capita che è triste, ci impegniamo a tirarle su il morale, perché a mio avviso essere tristi è la cosa più brutta; mi hanno sempre insegnato che bisogna essere felici, certo, possono capitare dei momenti in cui si è abbattuti, ma bisogna sempre sapersi rialzare: se si cade cento volte a terra, ci si rialza centouno volte. Per me il sorriso e la risata sono la miglior medicina; certo, solo sorridendo non potremo stravolgere il mondo, ma potremo sicuramente renderlo un po’ migliore. Condivido l’affermazione del famoso comico Roberto Benigni: “Ridi, ridi, ridi sempre, fatti credere pazzo ma mai triste”.
Un altro ragazzo, che però conoscevo bene, è morto in un incidente stradale. Anche lui, come Cesare, faceva volontariato ed ha accompagnato i malati a Lourdes: si chiamava Mattia. E’ stato per molti un grande amico ed ora lui e Cesare sono modelli da imitare per rendere migliore la nostra vita.
Certamente tutti scriveranno di voler donare il sangue o quant’altro. Io sono sincero: non me la sento di donare il sangue  o il midollo o gli organi, perché la cosa mi fa alquanto paura. Sicuramente, però entrerò nella Protezione Civile e prima possibile vorrei andare a fare un viaggio a Lourdes con l’UNITALSI per aiutare nelle mansioni varie che mi affideranno.
In questo periodo di crisi economica e morale vorrei mandare un messaggio: sorridete, fate sorridere, perché il sorriso è ancora libero e gratuito.
 
Tema n. 2          classe 3 B  (Scuola Secondaria di 1° grado)
“Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ ha mai avuto. Prendi un raggio di sole, fallo modo, anche con un’azione di volontariato: donando gli organi attraverso l’ AIDO, il midollo osseo attraverso l’ADMO, il sangue tramite l’AVIS o donando il proprio tempo come fanno, ad esempio, le persone della Croce Verde; anche noi giovani possiamo donare per il momento soltanto il nostro tempo, per esempio aiutando gli anziani nelle case di riposo.
Gandhi era un uomo dal cuore immenso e vorrei per questo che gli uomini si ispirassero a lui, compresa me, per rendere il mondo migliore e soprattutto al fine di stare bene insieme. Gandhi una volta disse : “ Se amiamo coloro che ci amano, questa non è non  violenza.  Non violenza è amare coloro che ci odiano. Dovunque ci siano discordie, ogni qualvolta vi troviate di fronte ad un avversario, vincetelo           con l’amore. Però ho visto che questa legge dell’amore ha risposto come la legge della distruzione non ha mai fatto.” Questa frase mi piace molto perché Gandhi ha ragione; dobbiamo amare chi ci odia: questa è non violenza.
Quello che paga facendo un gesto di volontariato o di solidarietà è la soddisfazione di aver fatto sorridere una persona. Mi ha colpito davvero tanto una frase di Madre Teresa di Calcutta che era ripresa dalla sua poesia : “ Dai il meglio di te “ : “ Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici, non importa. Il bene che fai verrà domani dimenticato. Non importa fai il bene.”  Quando l’ho letta la prima volta mi è venuto da piangere, non per un motivo specifico, ma perché non riesco ad immaginare che esistono al mondo persone disposte a dare davvero tutto pur di far contento il prossimo; ciò che ho detto non significa che io non voglio essere solidale con l’altro ma che non sarei disposta a tutto, ecco! Con questo non voglio sembrare egoista, ma in fondo ho solo tredici anni e oggi come oggi non credo di voler donare un mio organo o dare sangue ad uno sconosciuto, ma se piuttosto un mio caro amico ne ha bisogno davvero, io ci sono e sono disposta a sacrificarmi per lui.
Insomma il mio concetto di solidarietà credo che sia ben diverso da quello di Madre Teresa perché per la parola “Solidarietà” in sé vuol dire: aiuto al prossimo; esserci in ogni modo, in ogni caso, aiutare persone che soffrono anche solo con un abbraccio o un sorriso se possiamo fare solamente quello.
Per esempio la frase di Cesare Gabrielli: “Un attimo di gioia può compensare una vita di dolore” fa riflettere appunto sul valore di un minimo gesto come un sorriso, un abbraccio, una carezza, un bacio.
Prima ho accennato il volontariato parlando un po’ in generale delle varie associazioni, ma anche l’UNITALSI come la Protezione Civile si impegnano al massimo per aiutare le persone che hanno bisogno. Io ho un amico di Offida che ormai ha diciotto anni, il quale va a Lourdes ogni anno con la speranza e la voglia di aiutare i malati e gli anziani ed io lo ammiro molto per questo perché è un piccolo gesto come il suo che fa stare bene tanta gente bisognosa.
Io sono quel tipo di ragazza che impegna il suo tempo e lo dona ai bisognosi; quel tipo di ragazza che si sacrificherebbe per il prossimo, ma non donando gli organi o il midollo osseo perché credo di non essere coraggiosa e solidale a tal punto di compiere un gesto tanto grande. Oggi io la penso in questo modo, ma forse un giorno cambierò idea, chi lo sa!
Adesso voglio solo sperare di aver fatto sorridere e commuovere almeno una persona con questo testo ed aver trasmesso l’importanza che ha per me l’essere solidale.
 
Tema n. 3   classe 3° B (Scuola Secondaria di 1° grado)   (VINCITORE SEZ.B)
Vorrei iniziare questo tema spiegando le parole di Gandhi. Secondo me le sue parole vogliono invitare a portare un sorriso ad una persona che non ha mai sorriso, portare anche con piccoli gesti (abbracci, baci) l’amore o il voler bene di una persona. Io condivido l’espressione di Gandhi perché nella mia vita non c’è stato un momento in cui dei piccoli gesti non abbiano portato non solo la mia felicità, ma anche di quelli che mi stanno attorno. Grazie a questi gesti io sono cambiato moltissimo. Quando ero piccolo non mi piaceva né parlare né sorridere con le persone; parlavo solo con i miei genitori e l’unica persona che mi faceva ridere era mio padre. Ho iniziato a parlare con le persone solo da quando ho conosciuto Daniele Ciotti: mi ricordo che era l’ultimo anno dell’asilo e le due classi parallele dovevano passare delle ore insieme. In quelle ore io me ne stavo seduto a guardare i bambini ridere e scherzare; poi dopo alcuni minuti Daniele si è fatto avanti e si è messo a farmi molte domande a cui io non rispondevo, ma lui continuava a bombardarmi di interrogativi. Alla fine era riuscito a farmi parlare; e da quel momento è iniziata la nostra amicizia. Oggi e fino a quando morirò farò quello che Daniele ha fatto con me, cioè porterò il sorriso a chi non ce l’ha, donerò il mio tempo il mio aiuto a chi ne ha più bisogno. Oggi ci sono molte associazioni che aiutano le persone, ad esempio: l’AVIS, l’AIDO, l’ADMO, e l’UNITALSI. Gli iscritti a queste associazioni donano : il loro sangue (AVIS), i loro organi (AIDO), il loro midollo osseo (ADMO), ed infine il loro tempo (UNITALSI, Croce Verde, Caritas, …).
Io ammiro coloro che fanno parte di queste associazioni perché nel mondo ci sono poche persone che si iscrivono. La mia aspirazione è quella di esser almeno un poco uguale sia a Cesare, sia a Mattia Peroni, che è stato fin da quando l’ho conosciuto uno dei miei idoli. Mattia una sera fu investito da un camioncino che lo fece sbattere violentemente su un muro. I genitori, saputo dell’accaduto, andarono subito all’ospedale dove seppero che Mattia era morto. Quella stessa sera mio padre e mio fratello andarono a vedere Mattia e, quando tornarono, mi dissero che Mattia, con il consenso dei genitori, aveva donato come Cesare le sue cornee. Uno dei suo hobby era quello di giocare a basket, lui era il migliore e non si arrendeva mai. Quando facevamo allenamento insieme mi faceva degli scherzi, in ogni momento mi faceva ridere. Quando sentii che non c’era più, io sentivo nel mio cuore una morsa così forte che scoppiai a piangere. Pensavo: perché a lui che ha sempre aiutato il prossimo? Perché sempre i migliori se ne vanno? Al suo funerale, tutti erano tristi, soprattutto il padre che lo amava molto.  In questo tema non ho parlato molto di Cesare perché di lui non so molte cose, ma so che al padre Franco manca moltissimo.
Oggi e in futuro cercherò di portare ad ogni persona grande o piccola, un sorriso; perché so che con un sorriso si può riempire l’anima delle persone e farla illuminare di gioia e fargli pensare al bene e non al male.
Uno dei posti in cui posso aiutare le persone è Lourdes, nel treno che trasporta persone anziane o con malattie; io dal prossimo anno vorrei andarci, anche per un motivo personale: stare accanto a mia sorella che ha un tumore sulla parte destra del viso; vorrei passare tutto il mio tempo con lei perché senza di lei io morirei. Quest’anno pochi giovani andranno a Lourdes, quindi vorrei che tutti i ragazzi pensassero ad alcune frasi scritte da Cesare: “La gioia entra nella nostra vita quando abbiamo qualcosa da fare, qualcuno da amare, qualcosa per cui sperare”. Secondo me questa frase ci fa capire che la gioia entrerà in noi solo quando ameremo il prossimo e quando gli porgeremo una mano per aiutarlo.
“L’amore  è fragile, ma così fragile che si spezza con una lacrima, eppure così grande che ti può avvolgere e scaldare per tutta la vita”. In quest’ultima frase Cesare ci fa capire che l’amore, anche se molto potente da poterti avvolgere in un’infinità di gioia, può essere spezzato solo da una lacrima.
Ora dirò cos’è per me la solidarietà: per me essere solidali significa non solo amare il prossimo, ma anche rispettarlo e quindi aiutarlo, ascoltarlo, essere una persona sola, e invece di litigare abbracciarsi e amarsi come fratelli e sorelle.
Vorrei concludere il tema dicendo che Dio ci ha creato perché ci ama e noi, per ricambiare il suo amore, dovremmo amare il prossimo come noi stessi.
“Prendi un sorriso, regalalo a chi non lo ha mai avuto. Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte”. L’invito di Gandhi, che sicuramente sarebbe stato condiviso da Cesare Gabrielli, ci porta a riflettere sull’importanza dei piccoli gesti come fonte di gioia per chi li riceve.