IC FALCONE E BORSELLINO

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DOMANDE E RISPOSTE FREQUENTI

 

D: L’apprendimento di contenuti curricolari tramite una lingua straniera può causare agli alunni difficoltà per quanto riguarda l’uso della lingua madre?

R: Lo sviluppo della lingua madre nel CLIL è tenuto in grandissima considerazione. L’integrazione di materie curricolari con l’apprendimento delle lingue non si basa solamente sulla lingua ‘straniera’: ciò che viene preso in considerazione è lo sviluppo complessivo delle abilità linguistiche del bambino, anche nella lingua madre.

Può succedere che nella fase iniziale, quando viene utilizzata più di una lingua, gli alunni tendano a mescolare suoni e parole. Si può manifestare un certo grado di interferenza, ciò significa che alcuni elementi di una lingua possono venire usati nell’altra. L’interferenza fa parte del normale processo di apprendimento linguistico e non deve essere considerata un segnale di allarme, a meno che non diventi troppo frequente.

 

D: Mio figlio/a apprenderà le materie curricolari come se le studiasse nella lingua madre?

R: Sì, anche se il processo di apprendimento potrebbe essere più lento, soprattutto all’inizio. Esiste persino la possibilità che si ottengano migliori risultati quando viene usata una lingua straniera, perché da un lato lo studente deve impegnarsi di più per decodificare i contenuti, dall’altro l’insegnante deve presentare con più cura i punti essenziali da far apprendere. Anche la motivazione degli studenti può giocare un ruolo importante grazie al fatto che questa esperienza può risultare interessante, divertente, gratificante.

 

D: E se mio figlio/a non fosse portato per le lingue come i suoi compagni?

R: Ognuno possiede abilità diverse nelle lingue, non importa quali esse siano. Le  classi CLIL sono composte da alunni con capacità eterogenee non solo nella 11 lingua straniera, ma anche nelle altre materie. Il metodo di insegnamento CLIL prevede innanzitutto che gli alunni usino attivamente la lingua straniera per comunicare con i compagni in classe durante le lezioni, in modo da aiutarsi reciprocamente nell’apprendimento. Tutti i bambini possono trarre vantaggio

dal CLIL, non solamente quelli che sembrano essere portati per le lingue.

 

D: Prima di iniziare il CLIL, mio figlio/a dovrebbe aver già vissuto qualche esperienza nella lingua straniera, per esempio essere stato all’estero oppure averla usata per comunicare con parenti/amici?

R: Ogni classe CLIL deve partire da un livello adeguato ai suoi alunni. Molte classi CLIL partono dal presupposto che i bambini non abbiano alcuna conoscenza pregressa della lingua straniera. Conoscerla può essere di aiuto, ma non è un prerequisito.

 

D: Mio figlio/a diventerà bilingue se frequenterà una classe CLIL?

R: In passato si considerava bilingue una persona in grado di usare due lingue in modo perfetto, come un parlante nativo di entrambe. Tuttavia questa definizione non prende in considerazione le diverse tipologie di conoscenze e abilità che si attivano quando ci si esprime in una lingua. In altre parole, oggi può essere definito bilingue chi è in grado di usare in modo funzionale più di una lingua, ad esempio chi sa parlare bene una lingua, ma scrive e legge meglio in un’altra.

Si usa sempre più frequentemente il termine plurilingue invece per indicare chi sa comunicare, più o meno bene, in più di due lingue.

 

D: Una classe CLIL può richiedere maggior impegno ed essere fonte di ansia per mio figlio/a?

R: La classe CLIL può sembrare più impegnativa agli occhi dello studente per il semplice fatto che ascoltare, leggere e parlare in un’altra lingua è faticoso, almeno sino a quando non ci si abitua. E’ vero che inizialmente il carico di lavoro può sembrare più pesante, ma è compito della scuola mantenerlo entro limiti ragionevoli. Occorre tenere presente che talune attività possono risultare

piacevoli, altre noiose. Se il bambino gradisce l’esperienza CLIL, allora il carico di lavoro non sarà avvertito come un problema. Tutte le scuole hanno la responsabilità di garantire che i loro alunni siano a loro agio nelle situazioni di apprendimento, e questo vale tanto per le classi CLIL quanto per tutte le altre.

 

D: Quali sono le responsabilità dei genitori nel CLIL?

R.: Nel CLIL, come in qualsiasi altra questione educativa, è opportuno che i genitori siano coinvolti e collaborino per quanto è possibile. Il ruolo dei genitori può essere definito di ‘partecipazione attiva’, non solo all’inizio e alla fine, ma durante tutto il percorso. Partecipare attivamente significa parlare con i propri figli e condividerne i successi e le preoccupazioni durante tutto il processo di apprendimento CLIL. Nel caso particolare degli studenti più giovani, i genitori devono essere consapevoli che, sebbene il CLIL sia realizzato a scuola, è la casa il luogo per eccellenza dove il bambino sviluppa le proprie abilità comunicative, soprattutto nella lingua madre.

 

D: E’ importante che anche i genitori parlino nella lingua CLIL?

R: No, per i bambini talvolta è molto divertente e stimolante giocare a fare l’insegnante di lingua straniera dei genitori! Quello che conta è che i genitori mostrino interesse e colgano tutte le opportunità per attivare l’uso della lingua.

 

D: Cosa succede se non riesco ad aiutare mio figlio/a nei compiti a casa?

R: Il bambino dovrebbe essere in grado di fare i compiti senza l’aiuto dei genitori.

Se non lo fosse, allora occorre informare l’insegnante in modo che riveda il tipo di compito assegnato. Una delle caratteristiche della metodologia CLIL consiste nel dare molta importanza al lavoro di gruppo nelle attività di ‘problem-solving’ in classe. La collaborazione di un compagno può aiutare a risolvere il problema dei compiti difficili. Nel CLIL gli insegnanti devono guidare con molta attenzione gli studenti e i problemi di questo tipo vanno individuati e risolti subito, non

appena si presentino.

 

D: Chi sono gli insegnanti CLIL?

R: E’ stato dimostrato che i migliori insegnanti CLIL sono quelli che parlano come lingua madre la stessa dei loro allievi e parlano la lingua CLIL come seconda lingua, in particolare se lavorano con gli alunni più piccoli. Ciò dipende probabilmente dal fatto che questi docenti sono particolarmente consapevoli delle modalità con le quali i bambini apprendono la prima lingua e sanno cogliere le occasioni per stabilire dei collegamenti tra le due lingue.

 

D: L’insegnante può usare la lingua madre, qualora gli alunni manifestino difficoltà di comprensione dei contenuti in una lezione CLIL?

R: La maggioranza delle classi CLIL richiede l’uso di due lingue, la lingua madre e la lingua CLIL. Questa è una delle ragioni per le quali l’approccio CLIL viene denominato integrato. Spesso accade che alcuni contenuti siano presentati nella lingua madre e che le attività che seguono siano svolte nella seconda lingua: il passaggio da una lingua all’altra agevola l’apprendimento.

 

D: Il CLIL favorisce una politica pluriculturale che riconosce uguale importanza a tutte le lingue degli alunni presenti nella scuola, oppure sviluppa solamente la lingua CLIL?

R: L’apprendimento CLIL si compie in una sola lingua, ma tiene conto della lingua usata nel contesto dell’apprendimento. Per esempio, in una scuola in Portogallo la lingua CLIL può essere il francese e l’altra lingua il portoghese. Tuttavia uno dei risultati migliori del CLIL consiste nel fatto che gli studenti non solo acquisiscono una competenza in entrambe le lingue, ma sviluppano anche un atteggiamento positivo verso le lingue in generale, perché acquistano fiducia nelle proprie capacità di apprendimento. Spesso la lingua CLIL è il punto di partenza dei giovani per l’apprendimento di altre lingue.

Nel caso in cui la lingua madre dell’alunno non fosse quella della comunità, il CLIL potrebbe essere sicuramente di grande utilità per indurre lo studente ad apprezzare maggiormente la sua lingua d’origine.

 

Da “USARE LE LINGUE PER APPRENDERE E APPRENDERE A USARE LE LINGUE”,

Gisella Langé