IC FALCONE E BORSELLINO

La giornata della memoria

LA  GIORNATA DELLA MEMORIA

APPIGNANO DEL TRONTO – Per non dimenticare e per ricordare tutte le vittime della Shoah, evento di un tempo storico tra i più tragici del Novecento, gli alunni della Scuola Secondaria di primo grado di Appignano del Tronto dell’Isc. Falcone e Borsellino, hanno riflettuto su quanto è accaduto attraverso la testimonianza di Grazia, Manrico e Stefano Farina, nipoti dei Giusti tra le Nazioni, Elvira e Giuseppe.

Diverse le iniziative preparate per l’occasione. Gli ospiti sono stati accolti con la colonna sonora del film “la vita è Bella” del maestro Nicola Piovani eseguita con il flauto dai ragazzi della classe terza. Sono seguite alcune letture di poesie e testi prodotti dai Bambini di Terezin, vittime innocenti del campo di concentramento. I disegni, fonte di speranze e purtroppo anche di dolore e sofferenza, sono stati proiettati anche attraverso un video preparato dagli stessi alunni.

La canzone del bambino nel vento (Auschwitz) è stato il canto finale che gli alunni hanno offerto ai presenti per un ulteriore, perché “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” ( Primo Levi).

La seconda parte della mattinata è stata invece affidata alla professoressa dell’Istituto di Storia contemporanea Rita Forlini che ha presentato ospiti, nipoti dei Giusti tra le Nazioni, Elvira e Giuseppe Brutti.

                                                      IL GIORNO DELLA MEMORIA

La scuola come organo costituzionale della democrazia è motore della memoria, perché è nell’oblio e nell’ignoranza che si annidano i pericoli maggiori e poiché come possiamo trarre dalla saggezza ebraica “ il mondo esiste solo per il respiro dei bambini che vanno a scuola”,  noi alunni della scuola secondaria di primo grado di Appignano del Tronto abbiamo iniziato il nostro percorso sulla MEMORIA  il giorno 3 ottobre 2017, quando ci siamo recati a Colle San Marco per ricordare le vittime del nazifascismo che come noi, vollero una società più giusta e che lottarono affinché i VALORI e gli IDEALI espressi dalla loro lotta restassero a fondamento della Democrazia, della Libertà, della Giustizia e della Pace. Proprio in quell’occasione noi alunni abbiamo partecipato alla manifestazione con sincero e profondo orgoglio di cittadini eredi di quegli ideali.

 

Per sensibilizzarci, far conoscere e avvicinarci alla Grande storia del Novecento, i nostri insegnanti hanno organizzato una visita presso il  Campo di Servigliano, un campo di concentramento nato per ospitare i prigionieri di guerra, per poi trasformarsi in un punto di raccolta per gli ebrei italiani e stranieri di tutta la provincia di Ascoli Piceno. Anche quest’esperienza  si è rivelata preziosa perché abbiamo avuto l’occasione di  conoscere uno di quei luoghi nati dall’odio razziale dei nazi-fascisti.

 

Visitare quei luoghi ci ha fatto riflettere su quello che accaduto e che Primo Levi  descrive in Se questo è un uomo “Nella pratica quotidiana dei campi di sterminio trovano la loro realizzazione l’odio e il disprezzo diffusi dalla propaganda nazista. Qui non c’era solo la morte, ma una folla di dettagli maniaci e simbolici, tutti tesi a dimostrare e confermare che gli ebrei, e gli zingari, e gli slavi, sono bestiame, strame, immondezza. Si ricordi il tatuaggio […] che imponeva agli uomini il marchio che si usa per i buoi; il viaggio in carri bestiame, mai aperti, in modo da costringere i deportati a giacere per giorni nelle proprie lordure; il numero di matricola in sostituzione del nome; […] l’empio sfruttamento dei cadaveri, trattati come una qualsiasi anonima materia prima, da cui si ricavavano l’oro dai denti, i capelli come materiale tessile, le ceneri come fertilizzanti agricoli; gli uomini e le donne degradati a cavie, su cui sperimentare medicinali per poi sopprimerli”

 

Per approfondire la triste realtà dei lager quest’anno abbiamo intrapreso un altro viaggio, triste ma significativo, un percorso didattico attraverso gli occhi dei bambini di Terezin, un  campo di concentramento  che  fu a lungo usato dai nazisti a scopo propagandistico, come il “ghetto modello” che doveva mostrare al mondo la benevolenza di Hitler verso gli ebrei del Terzo Reich.  Nonostante la fame, le malattie e le molte privazioni, sotto la guida di alcuni pedagogisti prigionieri, hanno lasciato tracce sorprendenti della loro creatività e voglia di vivere: disegni, racconti, poesie, musica, prima di essere quasi tutti deportati a gruppi nei ghetti della Polonia e quindi direttamente nei campi di sterminio di Treblinka e Auschwitz. Attraverso le loro parole e i loro disegni, abbiamo ripercorso, per non dimenticare, ciò che è stato.

Leggendo e osservando i loro disegni abbiamo avuto la possibilità di conoscere il loro punto di vista dei bambini: erano prigionieri dietro quel muro, ma sapevano oltrepassarlo con il cuore e ricordavano che al di là ad ogni volgere di stagione tornava la primavera. Disegnando e scrivendo, hanno guardato verso il cielo, hanno sperato e sognato la libertà, il ritorno a casa, la pace, un mondo migliore. Abbiamo provato a percorrere un tratto di strada con i loro occhi. Analizzando le loro opere abbiamo capito che intendevano raccontare i loro diritti negati, ma anche la loro voglia di riscatto. Da questo speciale e prezioso percorso, abbiamo tratto un insegnamento, di non voler essere indifferenti a pregiudizi, discriminazioni, intolleranza e  non solo nella vicenda dell’Olocausto, ma nelle vicende di tutte le guerre e di tutte le tragedie che ancora accadono sotto i nostri occhi, le cui vittime sono prima di tutto i bambini.

                                                                                                                                       

                                                                                                            Appignano del Tronto 23 gennaio 2018

CARA KITTY,

Sono trascorse ormai quattro settimane da quando le Forze Alleate mi portarono via da Bergen-Belsen, una specie d’Inferno sulla terra.

Ancora adesso non riesco a dormire, sento ancora le urla dei miei coetanei, vedo ancora quel dolore impresso negli occhi di tutti e, quando riesco a chiudere un po’ gli occhi sogno sempre mia madre e mia sorella alle quali non sono riuscita a dire addio.

Sopravvissuta a quell’indescrivibile sistema, io e mio padre ci siamo imbarcati per New York per avere una vita migliore e perché ormai l’Europa non la sentivamo più casa nostra. Ora più che mai capisco il valore della vita. Dopo quello che ho vissuto nel campo cerco di vivere intensamente ciò che la vita mi propone. Voglio recuperare il tempo che ho perso dedicando più spazio allo studio, perché più che mai so quando serva arricchirsi culturalmente per distinguersi e non cadere nelle mani di prepotenti e arroganti.

Poiché è necessario conoscere ciò che è stato, ho deciso di pubblicare la mia prima parte del diario in modo che si conosca ciò che è stato. Ho tra i vari sogni che tu già conosci quello di viaggiare nel mondo … sarò una testimone illustre e rivendicherò ciò che è stato negato a tutti noi.

Vorrei tanto che nessun altro debba vivere l’umiliazione subita da tutti noi definiti “diversi” in quei campi di dolore, di disumanità.

Per questo credo che ricordare serva a non commettere gli stessi errori, perché tutti gli uomini sono uguali e  hanno gli stessi diritti e meritano lo stesso rispetto.

A DOMANI KITTY, DOMANI SARA’ UN GIORNO MIGLIORE, CON AFFETTO ANNE 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Appignano del Tronto,  27 gennaio 2018-01-24

                                                                                                                                                  

Cara Kitty,                                                                                                                                     

finalmente sono tornata a casa. Come l’ho sognata, desiderata…Ti chiedo scusa per averti trascurato, ma non sapevo se continuare a scriverti amica mia.

In questi ultimi anni non ho potuto scriverti perché non mi è stato concesso, ma ora che finalmente sono uscita da quell’ Inferno posso continuare a scriverti in libertà, che parola…non sai che valore ha per me ora. Dopo quegli anni rinchiusi in quella soffitta e dopo aver visto morire tante persone innocenti nel campo di concentramento, ora so cosa significa vivere con la speranza di poter progettare la mia vita, di manifestare liberamente i miei pensieri e le mie idee. 

 Kitty come mi piacerebbe rivedere  Peter. Sai  non lo vedo da quando ci hanno condotto nei campi. Lì  gli uomini andavano da una parte e le donne dall’altra. Se ti ricordi Kitty il mio sogno è di diventare una giornalista, ora ci posso riuscire perché sono libera di pensare. Voglio che la mia triste esperienza sia monito per le future generazioni, perché non avvenga più quello che è accaduto nei campi. È disumano e incomprensibile ciò che è stato realizzato nei confronti di noi, persone considerate diverse. Vorrei che nessuno viva l’umiliazione subita in quell’ Inferno . Tutti hanno il diritto di vivere, pensare in libertà. Volevano annullarci come persone ma le nostre idee, i nostri sogni sopravvivono in chi come me crede ancora che il mondo possa essere migliore, fondato sulla democrazia, sulla tolleranza, sul rispetto, sulla pace.

Cara Kitty a domani ,con affetto Anne

 

                                                                                                                  Appignano del Tronto, 23 gennaio 2018

Caro Bambino di Terezin,

ho deciso di scriverti perché grazie ad un nuovo percorso realizzato a scuola sulla Shoah, ho avuto modo di conoscere disegni e testi prodotti da voi bambini durante gli anni trascorsi nel campo di concentramento. Quelle immagini e quelle parole descrivono gioia, speranza perché ognuno di noi alla nostra età ha il diritto di sognare e vivere emozioni. Peccato, però, che a voi questo non è stato possibile.  Qualcuno ha deciso per voi. La vostra infanzia negata ha scatenato in me rabbia, perché purtroppo si continuano ad ignorare determinati fatti e, così, ahimè, discriminazioni, intolleranza, indifferenza, mancanza di rispetto continuano a predominare e a caratterizzare ancora la mia società. Anche se sono trascorsi tanti anni, l’uomo non cambia, continua a farsi protagonista di esperienze disumane, continua a discriminare persone considerate diverse, perché di cultura diversa.  È indegno ciò che è stato fatto, per questo sono qui a scriverti, mi impegnerò affinché ciò che accaduto non accada mai più. Ciò che avete vissuto è, infatti, incomprensibile. Come diceva Primo Levi in “Se questo è un uomo” le cui pagine mi hanno portano a riflettere, “non ci sono parole per descrivere l’offesa ricevuta”. Nel prepararmi per la giornata della Memoria, sai è stata istituita una giornata per ricordare te e tutte le vittime delle persecuzioni, ho capito come sono fortunata, perché ho la possibilità di esprimere liberamente i miei pensieri, di vivere momenti indimenticabili con la mia famiglia, di pianificare la mia vita futura. Ho riflettuto su come sia bello svegliarsi e pensare che la vita è bella e troppo preziosa per sprecarla in sciocchezze e risentimenti. Ecco penso che da questo momento in poi valorizzerò ciò che mi è stato riservato e siccome l’uomo è artefice del proprio destino, penso proprio che volerò come quella farfalla più volte riproposta nei vostri disegni, perché la libertà è un diritto che va rispettato e non basta aver raggiunto traguardi legislativi. Nella speranza che tu sia finalmente sereno, caro bambino di Terezin, ti saluto con la promessa che non accada mai più quello che è stato, con affetto Valentina.

                                                             

Ci siamo immedesimati, ci siamo emozionati e rattristati al pensiero che a tanti, troppi bambini e ragazzi è stata negata la possibilità di vivere la loro età. Abbiamo capito che  spesso ci lamentiamo troppo di cose inutili , perché non ci rendiamo conto di essere eredi di grandi ricchezze come libertà, democrazia, istruzione, pace che a volte non valorizziamo  e tuteliamo perché dimentichiamo che sono state frutto di sacrifici e sofferenze. A loro è stata negata la possibilità di andare a scuola mentre noi preferiremmo rimanere a oziare.

Noi alunni vogliamo cogliere l’occasione per ringraziare tutti perché grazie a queste iniziative noi possiamo crescere e diventare cittadini responsabili e rispettosi dei diritti fondamentali ed inviolabili dell’uomo. GRAZIE a voi

Per creare quindi una società diversa e migliore è necessario meditare su quanto è accaduto  e impegnarsi affinché non accada mai più quello che milioni di persone hanno vissuto. I bambini di Terezin sognavano altri mondi, hanno visto troppo dolore e sono diventati troppo presto grandi. Per le vittime della Shoah  noi abbiamo detto MAI PIU’ .

                                                                                                     Alunni della classe II

 

                                                   Scuola Secondaria Appignano del Tronto

 

 

INDICE Giornalino “IL GRILLO PARLANTE” – Numero 31